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11: Originals

Quanto è difficile essere originali? Lo spunto ci viene dalle puntate precedenti, dove abbiamo ospitato band emergenti italiane e ci siamo chiesti quale avremmo messo sotto contratto, se fossimo stati dei discografici. Chi è stato davvero originale? Storicamente quali sono gli artisti che lo sono stati? Vi proponiamo una carrellata di artisti che secondo noi […]

TOP 10: BEST DRUMMERS

Il batterista, nascosto dietro mille ammennicoli strani a fare confusione, non riceve mai le attenzioni del front man. Ma spesso fa la differenza.
Ecco la classifica di quelli che invece la differenza la fanno:

10: Manu Katchè 

E’ un session man, scoperto e lanciato da quel gran genio di Peter Gabriel. Ha suonato con quasi tutti i migliori della musica non-indie. A noi piace lo stesso.

9: Josh Freese (A Perfect Circle)

Lo abbiamo scoperto con A Perfect Circle, ma ha suonato pure con Nine Inch Nails, i Devo e, pensate, i Guns ‘n Roses. Uno stile strano, scomposto ma coordinato.

8: Dave Grohl (Foo Fighters, Nirvana, QOTSA, Them Crooked Vulture, Etc..)

Nella categoria picchiatori è lui il nostro preferito. Ha uno stile talmente particolare che lo si riconosce senza sapere della sua presenza come session man nel disco in questione. Guardare il video per credere.

7: Dave Abbruzzese (Pearl Jam)

E’ durato poco nei Pearl Jam questo talento di origine italiana, giusto lo spazio di due dischi. Per altro i migliori dei PJ. Dopo di lui gente molto meno elegante, per palati meno raffinati.

6: Loz Colbert (Ride)

Di certo non era la batteria uno degli elementi caratterizzanti il periodo shoegazer. Tranne nel caso dei Ride, dove Colbert inventava autentici voli pindarici, specie nel gran finale. Peccato esista davvero poco materiale video per dimostrarlo.

5: John Stainer (Helmet)

A tratti sembra davvero aver perso il ritmo poi ti accorgi che invece è solo il suo stile svirgolato di suonare. Anche lui picchia parecchio ma con una maestria che ha del leggendario.

 4: Stewart Copeland (The Police)

Chi è cresciuto negli anni 70/80 non può non considerare quest’uomo uno dei migliori interpreti della specialità. Dopo tanti anni suona ancora così, con l’impostazione Jazz “aperta”. Magari con qualcuno vicino che urla “Rooooooooxanneeee”.

3: Todd Trainer (Shellac)

Se Steve Albini ha scelto lui come batterista per i suoi Shellac un motivo ci deve essere. Dal vivo poi rasenta il mitologico, con il corpo e la testa che vanno ad una velocità diversa rispetto alle braccia ed al suono. Sembra suonare un’altra canzone rispetto a quella che si sta ascoltando. Oppure quelli che fanno “air drums” fuori tempo. Ma lui non perde una battuta.

2: Jimmy Chamberlin (Smashing Pumpkins)

Se vi siete chiesti perché gli ultimi due dischi delle zucche di Billy Corgan facessero così schifo la risposta è semplice: lui non c’era. Sembra un polipo con ogni arto che tiene un ritmo diverso. Un piacere ascoltarlo, anche senza tutti gli altri strumenti…

AND THE WINNER IS…..

1. Alan “Reni” Wren (The Stone Roses)

Cappellino da tennis stile Guillermo Vilas calato sugli occhi e via, le braccia vanno a tutta velocità, tenendo insieme la chitarra impazzita di John Squire, il basso lineare di Mani e la voce stonata di Ian Brown. Senza di lui gli Stone Roses non sono nemmeno pensabili. In attesa di un’uscita in video dei Roses, già annunciata, godiamocelo in bootleg durante il “Resurrection” tour, dove Reni era davvero in forma spettacolare.

 

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