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11: Originals

Quanto è difficile essere originali? Lo spunto ci viene dalle puntate precedenti, dove abbiamo ospitato band emergenti italiane e ci siamo chiesti quale avremmo messo sotto contratto, se fossimo stati dei discografici. Chi è stato davvero originale? Storicamente quali sono gli artisti che lo sono stati? Vi proponiamo una carrellata di artisti che secondo noi […]

TOP 10: Album del 2015

Non passerà certo alla storia come uno dei migliori anni ’10, per quanto riguarda la scena musicale. Il 2015 conferma il trend negativo degli anni precedenti, dove abbiamo registrato un calo decisivo di creatività e della innovazione musicale, pur se tra alti (2014) e bassi (2013).
Di certo abbiamo avuto molte cose positive, ma se si fa fatica a compilare la Top Ten dell’anno vuol dire che il livello è stato molto basso, non ce ne vogliano i più e gli inguaribili entusiastoni.

Il destino si è portato via Lenny Kilmister dei Motorhead, Scott Weiland degli Stone Temple Pilots, BB King e Natalie Cole. Durante il concerto degli Eagles Of Death Metal a Parigi, per colpa di alcuni fanatici, sono morte 89 persone e queste sono cose che non vorremmo mai dover commentare, collegate ad eventi musicali.

Per svariati motivi posso dire di essere contento che il 2015 se ne sia andato….

ECCO IL NOSTRO COUNTDOWN

#10, Florence + The Machine, How Big, How Blue, How Beatifull [ISLAND]

ArticleSharedImage-47481A Florence Welsch le cose riescono facilmente bene. Ormai artisticamente matura, consolida la sua posizione di indie pop star con un altro album solido e convincente. Il sound si fa sempre più ricco, quasi come il conto in banca dell’artista dai capelli ramati.

Ma i suoi naufragi sentimentali lasciano il segno anche in questa occasione. Da ascoltare a volume irragionevolmente elevato.

CONFERMABILE

 

 

 

 

 

 

#9, Jamie XX, In Colour [XL]
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Il progetto editoriale di Jamie Smith degli XX è molto chiaro: se si sovrappone la copertina di questo disco con i precedenti della band coincide la gamba della X e tutto il resto è una gamma cromatica. Insomma un side project che completa e colora gli orizzonti inesplorati delle sonorità della band di Wandsworth, UK. Sfumature cromatiche di elettronica e pop, con inserti vocali delicati. Un disco da far girare spesso nel riproduttore, ascoltandolo ad occhi chiusi.
SBIANCABILE

 

 

 

 

 

 

#8, Best Coast, California Nights [Harvest]
0615bestcoast_lgBethany Cosentino
e Bob Bruno tornano con un nuovo disco, impalpabile e solare come pochi. Questo sound spostato fastidiosamente sugli alti risulta leggero e digeribile, come un disco di Surf-pop, sta proprio sulla superficie senza scomodare le nostre più viscerali reazioni. E’ ideale per starsene in spiaggia presi come si è in quei casi dal dolce far niente. Come un cane da compagnia, non fa la guardia, non accompagna i ciechi, non abbaia agli estranei, non fa nulla di utile se non esistere.
ABBAIABILE

 

 

 

 

 

 

#7, Courtney Barnett, Sometimes I Sit And Think, Sometimes I Just Sit [Mom + Pop]
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Come può una ragazza normale, vestita semplicemente, con un taglio di capelli che sa più di campagna che di palcoscenici, imporsi alla nostra attenzione? Per di più con il titolo di un disco che sembra uscito da twitter più che da un espertone di marketing di una casa discografica?
La ragazza di Melbourne colpisce proprio per la sua semplicità, per quei suoni slacker che finiscono sempre un po’ per piacere, sin dai tempi dei Pavement.
SEMPLIFICABILE

 

 

 

 

 

 

#6, EL VY, Return To The Moon [4AD]

El-VY-Return-to-the-Moon-ArtworkIn genere i side projects sono sempre più interessanti per i cacciatori di pezzi rari che per la storia della musica in se, salvo pochissime eccezioni. Una di queste potrebbe essere questo disco uscito sotto il moniker EL VY, dietro al quale si celano nemmeno poi tanto Matt Berninger (The National) e Brent Knopf (Menomena). Come lo possiamo definire: art-pop? Glitch-rock?
La voce morbida di Berninger però entra facilmente nella nostra mente scettica e finisce per catturarci.
Forse evitando le etichette ed ascoltandolo senza pregiudizi ce lo fa apprezzare di più. E se questo album, conosciuto appena qualche settimana fa, è in questo luogo ora significa che lo abbiamo fatto.
CLASSIFICABILE

 

 

 

 

 

 

#5, Protomartyr, Agent Intellect [Hardly Art]

downloadIl terzo album della band di Detroit, convincente e consistente, sembrerebbe dissociato da connotazione geografiche. Pur avendo radici nella Motown, profuma di Inghilterra di Mark E. Smith e perfino della Manchester dei Joy Division, con fragranze di Cleveland (Pere Ubu) e perfino una spruzzata di italica salsa spaghetti western alla Morricone.

Insomma c’è dentro un po’ di tutto, un polpettone comunque piacevole benché difficilmente classificabile.
Però più lo assaggi e più cominci a distinguerne i sapori e la loro amalgama alla fine finisce per piacere.

GUSTABILE

 

 

 

 

 

 

#4, Mac Demarco, Another One [Captured Tracks]

11183_JKTIl cantautore canadese pare averci preso gusto ed il suo songwriting appare sempre più convincente.
Nella sua infinita semplicità, un po’ “scazzata” come viene etichettata oltre oceano col termine “slaker rock” che tanto ci piace, alla fine il nostro ci conquista.
Impensabile che Salad Days potesse essere migliorato. Invece Demarco ce l’ha fatta. Certo la sua prolificità è d’altri tempi: non si contavano 5 album in 3 anni credo dai tempi di Frank Zappa!
MOLTIPLICABILE

 

 

 

 

 

 

#3, Sleater Kinney, No Cities To Love [Sub Pop]
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Queste tre babbione ci hanno proprio fregato. Non avrei scommesso un pfennig su questo ritorno dopo credo 17 anni di assenza e soprattutto dopo che le Riot Grrls ormai erano così demodè.
E invece mi sorprende ancora quanti giri hanno fatto sul lettore, senza che me ne potessi accorgere.
L’album è il più ascoltato dell’anno sui miei dispositivi e ciò ha dell’incredibile. Evidentemente questo prodotto carico di energia e positività non può che piacere fino a rendersi orecchiabile.
Sa di Television, Black Keys e Queens Of The Stone Age.
AMABILE.

 

 

 

 

 

 

#2, Deerhunter, Fading Frontiers [4AD]

Deerhunter-Fading-Frontier-1024x1024Bradford Cox è giunto anche lui ad una maturità artistica ed abbandona con i suoi Deerhunter la sperimentazione sonica e consolida la composizione dei brani pop verso un alto livello di perfezione.

Questo è quello che emerge nel breve album Fading Frontiers (36 minuti!), rapido ma intenso, ascoltabile in meno di una corsa nel parco per la quale però il disco non ha nemmeno il ritmo giusto. Troppo morbido e scostante per un corpo allenato, comunque sempre molto più orecchiabile dei precedenti. Strizza però l’occhio ad artisti che amiamo molto, sa di Beck, Thee Oh sees, persino Stereolab.

E ci piace davvero tanto, quasi tantissimo.

STRIZZABILE

 

 

 

 

#1, Tame Impala, Currents [Interscope]

tame-impala-currentsPer il secondo anno di fila la palma dell’album dell’anno va ad una band down-under. Gli australiani si sa, non sono molto in bolla.
Dopo i Jagwar Ma del 2014, quest’anno ci ha impressionato il sound stralunato e sconclusionato di Kevin Parker e soci.

Gli inserti elettronici di questo disco, rispetto al più asciutto “Lonerism” del 2012 hanno dato un mood sperimentale quasi elettropop, a tratti neue deutsche Welle.

L’effetto è magicamente ipnotico ed onirico, con le liriche sentimentali e spirituali che ti avvolgono di una strana sensazione di quotidianità.

Il terzo album della band di Perth consolida le ambizioni di Parker come produttore/autore e conferma che il successo planetario avuto non è dovuto al caso.

Le cronache parlano di un Parker che con cura quasi maniacale del sound, alla Steve Albini passa le ore su di un singolo riff di chitarra.

Adesso il tutto ci è molto più chiaro, nessun elemento in currents è lì per caso, E nemmeno questo numero uno lo è.

SOGNABILE.

 

 

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