10. Big Pink, Future This [4AD]
Il duo londinese Milo Cordell e Robbie Furze pubblicano un’altra bizzarria per la mitica 4AD, ed eccoli ancora nella top 10 dell’anno. Si può rendere il sound shoegazer pop e per giunta ballabile? Con una voce che sa di Alphaville, quindi il peggio del peggio degli anni ’80? E soprattutto senza cadere nel ridicolo?? Ebbene loro ci sono riusciti ed alcune tracce dell’album entrano davvero facilmente nella personale heavy rotation. Sa di Klakson, MGMT, M83. E di …Big Pink.
BALLABILE.
9. Disappears, Pre Language [kranky]
In un mondo invaso di suoni delicate e struggenti ballate di songrwriting estremo, ecco che delle belle chitarre sporche trovano una validissima ragione di esistere. Un post-punk nemmeno troppo virato sul psichedelico avvolge le tracce di questo disco della band di Chicago, che ha ormai rubato permanentemente Steve Shelley ai Sonic Youth, catturandone una qualche sfumatura cara alla gioventù sonica. Un motivo ci doveva pur essere, anche se il leader Brian Case dichiara di amare solo i Fall.
SONICIZZABILE.
8. Morning Parade, Morning Parade [parlophone]
Il quintetto di Essex sembrava un prodotto preconfezionato il cui successo era stato studiato a tavolino, quasi compilando una tabella excell. Il produttore dei Blur, la casa discografica dei Coldplay, il supporto al tour di Florence + The Machine… Ma le idee?
Beh, in questo disco di esordio si riscopre un po’ quel gusto dell’alternative pop dei Mansun, con struttura musicale complessa e corale al tempo stesso. La voce rauca del vocalist di Steve Sparrow sa di Joel Cadbury dei South. Il tutto forse non è originale, ma ben orchestrato ed alla fine, gira rigira, finisce col piacere.
PIACEVOLE.
http://www.youtube.com/watch?v=FcE9O2otHxs
7. Lotus Plaza, Spooky Action At A Distance [kranky]
Dietro al moniker LP si cela Lockett Pundt, leader dei Deerhunter di Atlanta. Il disco non è dei più digeribili ed immediati, destino che accomuna quasi tutti i concept album, specie quando hanno un retrogusto di space oddity. Il sound è comunque molto dreamy, a tratti post-rock con qualche sfumatura low-fi. Ma sempre e marcatamente american indie-rock.
SFUMABILE
http://www.youtube.com/watch?v=ElAv-mLHqGM
6. 2:54, 2.54 [fiction]
Al dispetto del nome improponibile per una band, l’ottimo disco d’esordio delle sorelle Thurlow in arte 2:54 (two fifthy four) si infila nel solco lasciato vuoto dai Chapterhouse, dai Lush e dai Cranes dove il dream pop si fondeva con lo shoegazing di maniera. Ne esce un prodotto solido e concreto, forse a tratti ripetitivo ma non senza una certa personalità. Del domani non vi è certezza, ma nel presente questo album ci sta davvero bene.
ATTUALIZZABILE
5. Bat For Lashes, The Haunted Man [parlophone]
Natasha Kahn si sa, è un personaggio unico. Si tende quasi a dare per scontato che ogni cosa pubblichi sotto il moniker di Bat For Lashes sia speciale. In realtà gli allori se li conquista con l’onore delle armi, in uno scontro tra titani lei torna a casa con la preda sulle spalle, come nella irriverente copertina. Struggente, malinconica e superba, compone un album che ha del gotico, del barocco e del minimalismo, un’architettura musicale inclassificabile. Un songwriting sui generis, che colpisce e non lascia indifferenti.
COLPIBILE.
4. Jake Bugg, Jake Bugg [mercury UK]
Nella galassia dei cantautori che si stanno imponendo nella scena indie (e non) spicca davvero questo ragazzino con la faccia da “Beatle fuori tempo massimo” e con la voce alla Alex Turner.
Con uno scetticismo smisurato ho schiacciato il tasto play, manco stessi per ascoltarmi un inutile disco dei Muse, ed invece è scattata subito una molla che ha acceso la miccia.
Il ragazzo ci sa fare e spicca una personalità decisa, che unisce Bob Dylan agli Arctic Monkeys, partendo dalla tabula rasa creata da un Noel Gallagher solista qualsiasi, passando per Richard Ashcroft. Alla fine il disco piace parecchio anche a chi non ama i cantautori puri come chi vi scrive.
In attesa del disco Rock and roll dell’anno, gustiamoci almeno la classe cristallina.
GUSTABILE
3. Deerhoof, Breakup Song [polyvynil]
Sembra impossibile che una band alla 15.ma uscita discografica abbia ancora qualcosa da dire.
Eppure questi Deerhoof da San Francisco, California, riescono ancora a stupire con il loro dadaismo musicale fatto di suoni bizzarri a profilo basso o Low-fi che dir si voglia. Malgrado una copertina non certo accattivante, l’album si stampa nella memoria con una forza che ha dell’incredibilie.
Ad ogni giro di lettore si scopre una sfumatura diversa, e la voce suadente di Satomi Matsuzaki alla fine ci conquista.
AGGIRABILE
2. Tame Impala, Lonerism [modular]
Convincono davvero questi dreampoppers australiani! Alla seconda uscita discografica dopo l’ottimo esordio “Innerspeaker” arriva questo “Lonerism”, 12 tracce di pop sospeso nel vuoto psichedelico, con alcune sfumature shoegazer ed altre che sanno di Flaming Lips.
Registrato a tratti durante il peregrinare della band nel mondo per promuovere il loro esordio, il disco è stato ricomposto in studio non senza qualche tratto di discontinuità, che lo rende se vogliamo affascinante.
E’ un pò come peregrinare in un flea market, dove ci stupiamo a vedere i vinili vicino alle memorabilia dell’e Unione Sovietica.
MEMORABILE
http://www.youtube.com/watch?v=DANmDX28jEo
1. Alt-J, An Awesome Wave [infectious records]
Da album d’esordio a disco dell’anno. Non male come inizio per gli Alt-J, gruppo formatosi nel sottobosco dell’università di Leeds. Una base ritmica solida e sincopata fa da pattern sul quale si adagiano suoni lisergici e disparati, tra “Kid A” dei Radiohead e le sperimentazioni dei side projects di Damon Albarn quali Rocket Juice And The Moon. Ne esce un prodotto solido e dalla personalità spiccata, che fiacca la concorrenza alla distanza, come un ciclista sui passi di montagna.
Con la voce tremula ed acuta il vocalist Joe Newman ti avvolge nelle tue serate di una calda estate o di un gelido inverno.
AVVOLGENTE
http://www.youtube.com/watch?v=0jfmwYNq_cg