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11: Originals

Quanto è difficile essere originali? Lo spunto ci viene dalle puntate precedenti, dove abbiamo ospitato band emergenti italiane e ci siamo chiesti quale avremmo messo sotto contratto, se fossimo stati dei discografici. Chi è stato davvero originale? Storicamente quali sono gli artisti che lo sono stati? Vi proponiamo una carrellata di artisti che secondo noi […]

Supporti fonografici

Non voglio passare per nostalgico e risultare istantaneamente anziano.

Io davvero ce la metto tutta per stare al passo coi tempi, ma forse i tempi mi stanno superando e piano piano prendono il largo.

Vi parlo del mio abbonamento streaming che ad un certo punto ho dovuto obbligatoriamente fare per poter accedere senza svenarmi ad un catalogo pressoché infinito di titoli, autori, brani, album.

Il servizio, che evito di menzionare per non fare inutile pubblicità, a fronte di una cifra inferiore a quella che si spende mensilmente in caffeina, permette di accedere ad un catalogo di svariate milioni di canzoni che anche per un ossessionato di titoli introvabili come chi vi scrive é difficile prendere in castagna e cioè non trovare quello che si cerca.

Quello che mi chiedo é cosa diventi la musica se si oltrepassa addirittura il limite digitale dell’mp3. È un account con login e password che il giorno che ti stufi e lo disdici si riprende tutto quello che ti ha dato e non ti rimane che un empty folder, una cartella (virtuale) vuota dove mettere i prossimi contenuti multimediali che andrai a pagare.

A me di fatto questa musica impalpabile non piace, non mi trasmette alcuna sensazione se non le note musicali in essa impressa. Manca di un’anima.

OasisDefinitelyMaybealbumcoverE allora fanculo, sarò anziano o attempato dj come mi autodefinisco, ma nulla vale come quel CD degli Oasis comprato da Sister Ray in Berwick Rd. a Soho, Londra, il giorno della sua pubblicazione (Definitely Maybe, 30 Agosto 1994). In quella custodia c’è una storia che nessun mp3 o servizio streaming possa sostituire. C’è ancora sopra la colla dell’etichetta col prezzo, difficile da togliere, in Sterline, 11 Pounds.

 

 

OrbitalSatanPSOppure quel singolo degli Orbital, Satan, edizione limitata, comprato su ordinazione da City Music a Berlino, pagato una follia, 20 marchi tedeschi, per allora un furto ma il prezzo giusto per un qualcosa di introvabile.

Non c’era migliore “lettura da cesso” del booklet dei compact discs!

Ogni disco ha una sua storia che eviterò di raccontarvi. Ne uso solo una per fare un paragone recente: nel 1991 sono in un mitico negozio di Milano, già dal nome affascinante: Supporti Fonografici. Sfoglio il catalogo delle novità di importazione, dei contenitori enormi con delle pagine fatte da una ventina di CD sovrapposti. Il gestore, un autentico connesseur, metteva delle etichette sui CD per classificarne il genere e dare indicazioni preziose sul contenuto. Non smetterò mai di ringraziarlo perché mi ha fatto conoscere tra gli altri i Blur. blur-leisure-1991-vinile-lp2“Next big thing”, aveva scritto su Leisure, il loro primo album.

 

 

Ecco tra quel supporto fonografico e l’ultimo album dei Blur, The Magic Whip, sembra passata un’era geologica. Si, l’ultimo dei Blur ce l’ho, ma dov’è? Si, è sul telefono, sul tablet e sul computer ma paradossalmente in nessun luogo.

Ma soprattutto non è nel mio cuore, non ricordo dove fossi quando l’ho aggiunto alla libreria (già dire di averlo scaricato è desueto), non conosco la storia che c’è dietro l’album se non per averla letta su twitter o NME. Non c’è nemmeno una copertina a raccontarla, la vedo sempre ma è di nuovo la dentro, nel telefono, nel tablet e nel computer.

Un giorno piú vicino alla fine del mondo che al suo inizio quella cosa che un tempo si chiamava disco sparirà, non sarà più nel mio telefono, nel tablet e nel computer. Come non fosse mai esistito. Avrà raggiunto il vanishing point et voila cesserà di esistere.

Ogni disco ha una storia da raccontare, ridiamogli un supporto fonografico.

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