“Toh, guarda, un negozio di dischi!”.
Sembrano ormai gesti desueti, dimenticati, di un passato lontanissimo. Erano quelli che si facevano nei negozi di dischi, scartabellando tra i vinili prima ed i CD poi. Si passavano le ore a guardare copertine, a voltarle per cercare di carpire qualche segreto, l’anno di pubblicazione oppure se i titoli dei brani erano “cool” e quindi si aveva una prima indicazione sulla qualità dell’album.
I più sfacciati chiedevano al gestore del negozio di ascoltare il disco prima di comprarlo, ma solo in pochi, perché di solito era una richiesta fastidiosa dato che ad ogni passaggio il vinile rischiava di rovinarsi.
C’erano negozi storici ad esempio a Milano dove trascorrevo interi pomeriggi per uscire magari a mani vuote ma felice. Supporti Fonografici in Corso di Porta Ticinese, ad esempio. Il gestore era avantissimo, sempre a caccia di novità della scena indie UK e US. Usava inserire delle etichette dentro ai CD esposti con i suoi commenti scritti a penna del tipo: “Power pop simile a….”. Ricordo che su “Stone Roses” aveva scritto: “Pietra miliare!!!”. Poi c’era Psycho, in via Molino delle Armi, che aveva proprio lo scomparto “indipendenti”, cosa che aveva fatto anche il celeberrimo “Buscemi”, note per la ricercatezza delle sue proposte. Se cercavi qualcosa di introvabile, lui ce l’aveva.
Sfogliando l’album dei ricordi trovo giornate intere trascorse a Soho, Londra, Berwick Street, via finita pure sulla copertina di “What’s The Story Morning Glory” degli Oasis, dove c’erano negozi mitologici quali Sister Ray, Reckless Records e Black Market Records (in una traversa di cui non ricordo il nome). Li comprai nel 1992 un disco dei Buffalo Tom, dei Ned’s Atomic Dustbin ed uno dei Mega City 4 che avevo visto al Reading Festival, mentre Lor15 comprò “Drill” dei Radiohead, il primo EP che ora vale qualche migliaio di Euro. Li avevamo visti il giorno prima come supporto dei Magnapop all’Underworld di Camden, ma questa è un’altra storia….
Non c’è iTunes o negozio virtuale che tenga: nulla potrà mai dare il gusto dello scartabellare tra i vinili o i CD. E non lo dico per quel senso di nostalgia che prende le persone di mezz’età, diversamente giovani, come chi vi scrive.
In Inghiltera (where else??!!) sono già corsi ai ripari con iniziative tipo “Record Store Day” che aprono i negozi al pubblico con rarità trovate in qualche vecchia cantina, ricreando quel fascino antico, quasi ormai perduto.