iNDiEBAR -

NEW PODCAST

11: Originals

Quanto è difficile essere originali? Lo spunto ci viene dalle puntate precedenti, dove abbiamo ospitato band emergenti italiane e ci siamo chiesti quale avremmo messo sotto contratto, se fossimo stati dei discografici. Chi è stato davvero originale? Storicamente quali sono gli artisti che lo sono stati? Vi proponiamo una carrellata di artisti che secondo noi […]

Björk sucks!!

Bjork-Vulnicura1Ovunque leggo recensioni del nuovo album di Björk, Vulnicura, davvero positive.

Ad esempio Pitchfork (voto 8.6) quota: “the album places itself among the most human, emotionally candid, even functional of art forms: the breakup album”

Poi il sempre prontissimo NME (voto 8) rincara la dose: “It’s not an easy listen, but a brave, beautiful and affecting album – an attempt to find order in chaos that, as she wishes for it, offers a “crutch” to the heartbroken.

Poi lo stesso capita con il Guardian (voto 4/5), Telegraph (voto 4/5) e Rolling Stone (voto 4/5). Pure Rockol.it si allinea (voto 4,5/5).

A questo punto mi collego, grazie al mio abbonamento mensile ad uno di quei servizi di streaming, e scarico l’album.

Ad un primissimo ascolto resto davvero perplesso: ma quando succede qualcosa? Nemmeno in un film di Aki Kaurismakki succede cosi poco, anche se questa volta stiamo parlando di poesia cinematografica allo stato puro.

Poi, penso, forse sarebbe meglio essere più accurati e meno istintivi, dare a questo ennesimo album dal nome pretenziosamente acculturato Vulnicura, una sorte di cura per le ferite (vulnus, curae) della cantante islandese una seconda possibilità, un altro giro del dispositivo, giusto per capire meglio.

Ma alla fine non ce la faccio proprio: è oltraggioso.

Perché organi di stampa cosi per bene ed autorevoli non hanno il coraggio di scrivere la verità e cioè che Björk ha abbondantemente rotto i coglioni?

Perché le viene sempre perdonato tutto? Forse perché viene da quella terra ostile, ha gli occhi come una esquimese che la rendono cosi particolare?

No perché a me questo album sembra più che altro un tentativo malriuscito di seguire la sperimentazione sonora dei conterranei Sigur Ros, senza però averne la veemenza creativa, ne i cambi di ritmo che hanno fatto innamorare del post rock la gente pseudo comune.

Provate a chiedere ad un qualsiasi vostro amico esperto di musica indie o alternative di dirvi un solo titolo, ripeto uno solo, di un brano degli album (sempre con nomi pseudo acculturati) Medulla, Volta, Biophilia o Vulnicura.

Perché Björk Guðmundsdóttir ha oggettivamente smesso di significare qualcosa con l’album Vespertine.

 

Questa non vuole essere però un’invettiva contro Björk! Al contrario ce l’ho con la stampa cosiddetta indipendente, fintamente controcorrente, servile verso l’agonizzante mercato discografico che deve vendere qualcosa per non scomparire definitivamente.

Ogni tre-quattro anni si inventano qualcosa che li mette in crisi: prima gli mp3, poi iTunes, i torrent ed infine Spotify. Posso capire che l’industria della musica debba vivere e a maggior ragione quella indie, che si rivolge ad un pubblico più di nicchia della pop generation.

Ma l’onestà intellettuale non può certo andare a farsi benedire, sacrificata sull’altare della legge del mercato.

Dare un voto sotto la sufficienza può spostare l’esito delle vendite di un disco, io stesso stupidamente non avrei mai scaricato il nuovo album di Björk se avesse avuto voti sotto il 6. Specie dopo aver disprezzato le ultime 2 uscite.

Ma sarebbe stato almeno intelletualmente onesto, coerente, corretto nei confronti dei lettori sempre a caccia di nuovi suoni.

Devo controllare bene chi hanno messo a capo del NME, magari è proprio Vincenzo Mollica…

Tanto di cappello invece a Ondarock (voto 5.5) che senza indugi dice le cose come stanno.

Preferisco quindi mettermi di buon umore con il nuovo album dei Peace (Happy People), nulla di trascendentale, ma il semplice riassunto degli ultimi vent’anni di indie inglese.

Oppure mi sorprendo con uno dei migliori ritorni della storia della musica recente, quello delle Sleater-Kinney (No Cities To Love), da Portland, Oregon, che con la loro carica punk sanno ancora far scuotere la testa ad attempati dj come chi vi scrive.

Un pò di tristezza invece me la fa venire l’ultimo album di quel che resta dei Charlatans (Modern Nature), che ce la mettono davvero tutta e non sbagliano una virgola, ma anche per loro i tempi migliori se ne sono andati insieme ai musicisti che sono mancatai nel frattempo.

Apprezzabile anche la carica degli Enter Shikari (The Mindsweep), che caricano la macchina sonica di un nuovo episodio.

Appena sotto le aspettative invece il ritorno dei Belle And Sebastian (Girls In A Peacetime Want To Dance), che sicuramente ci sanno fare ed hanno alle spalle un ventennio di grande musica. Il loro capitolo attuale però non aggiunge nulla ad una tavola già abbondantemente imbandita.

 

P.S.: nemmeno nella scelta dei costumi Björk è originale. Queste cose le faceva Peter Gabriel 30 anni fa!

ankara escort