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11: Originals

Quanto è difficile essere originali? Lo spunto ci viene dalle puntate precedenti, dove abbiamo ospitato band emergenti italiane e ci siamo chiesti quale avremmo messo sotto contratto, se fossimo stati dei discografici. Chi è stato davvero originale? Storicamente quali sono gli artisti che lo sono stati? Vi proponiamo una carrellata di artisti che secondo noi […]

1:20:08, la rivincita!

Ci siamo preparati al meglio per la rivincita e ci siamo riusciti. Gli Indiebar Skaters Italia hanno fatto una gara maiuscola, mettendosi alle spalle un’annata disastrosa. Le strade di Berlino sono state percorse ai 31,6Km/h di media, che ha posto due skaters dello special team tra i primi 250, su di un totale di quasi 6300 pattinatori.

La rivincita è servita. (Nella foto due Indiebar Skaters nel gruppo, seppur divisi tra loro, al transito dei 21K, metà gara).

indiebar_skaters_halfmarathon

 

Le rivincite nella musica invece non sempre riescono e ne abbiamo avuti alcuni esempi questa estate.

Ad esempio agli Arctic Monkeys, che hanno pubblicato quello che doveva essere l’album della consacrazione, AM. Contrariamente ai “critici” del NME, l’album ci è parso tutt’altro che un capolavoro: fiacco, scontato, quasi pretenzioso. Evidentemente spostarsi verso sonorità da Desert Sessions (Josh Homme è il produttore) non fa bene ad una band di Sheffield. Quindi per loro nè rivincita nè consacrazione.

Pure Johnny Borrell voleva prendersi la sua rivincita post-Razolight ed ha pubblicato un album al limite dell’ascoltabilità. Praticamente lo si sarebbe potuto recensire senza nemmeno ascoltarlo, nel suo essere sequel dell’ultimo mal riuscito disco dei Razorlight. Più che Johnny Borrell lo rinominerei Johnny Boring.

Chi invece non aveva certo bisogno di rivincite era Trent Reznor con i suoi Nine Inch Nails. Non ha più nulla da dimostrare, semmai ci si chiede sempre perchè un artista sublime come lui si voglia cimentare ancora, rischiando di fare la fine di Billy Corgan. Invece Trent riesce ancora a spiazzare chi si aspettava nel suo ultimo disco, Hesitation Marks, un coacervo di digital hard-core e distorsioni. Invece ecco l’elettronica che non ti aspetti, che quasi quasi ricorda gli inizi di Pretty Hate Machine oltre a qualcosa dei Pop Will Eat Itself e dei Depeche Mode. In questo caso la rivincita è sulle aspettative e a Reznor è pienamente riuscita.

Potremmo continuare per ore e ore a tediarvi con rivincite non riuscite tipo quella di Liam Gallagher ed i suoi Beady Eye e l’album BE, sempre più senza carne nè pesce. Oppure parlarvi della parabola discendente di Tricky che credo ormai abbia poco da dire.

Invece vi volevo parlare di chi la sua rivincita l’ha avuta. E’ l’artista inglese più sputtanato e “tabloidato” degli ultimi dieci anni. Ma a lui non gliene frega niente, vive la sua vita dissennata e rock and roll ma quando c’è da scrivere musica indie pop lo fa con una classe cristallina. Scanzonato, scazzato, stonato. Ma divino!
Sto parlando di Pete Doherty e dei suoi Babyshambles.  Il loro ultimo album “Sequel To The Prequel” incanta già dal titolo. 12 brani indie pop scanzonati, nulla di trascendentale, ma godibili ed ascoltabili a ripetizione. Contro tutti quelli che lo hanno definito un cialtrone, senza nemmeno ascoltarlo bene e a fondo.

Bella rivincita, Pete!

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